Ilario Montesi presenta il suo nuovo libro “Sentieri di luce – ascesa verso l’amore puro”

Nuova puntata di Speciale News editoria incontri con l’autore. Vi presentiamo Ilario Montesi che presenta la terza edizione riveduta, corretta e ampliata del suo libro dedicato allo sciamanesimo e all’approccio al Divino intitolato “Sentieri di luce – ascesa verso l’amore puro”.

Prima di entrare nel vivo dell’argomento e presentare come si conviene il suo libro, vorrei che ci dicesse qualcosa di lei. Chi è Ilario Montesi?

Un ex-industriale che a metà del dantesco cammin della propria vita, invece di ritrovarsi in una selva oscura, si è ritrovato in una radura luminosa.

Una prima domanda: cosa l’ha attirata allo sciamanesimo?

Beh, è forse opportuna una premessa: come ho potuto capire solo successivamente, almeno per me lo sciamanesimo è stato il mezzo che mi ha portato ad avvicinarmi al Divino. Nel percorso per giungervi, tra esperienze maturate e convinzioni raggiunte vi è la realtà della reincarnazione, come del resto era convinzione generale anche tra i cattolici fino all’anno 553 quando, solo – ripeto “solo”- per opportunismi politici e su sollecitazione dell’imperatore Costantino, di colpo e cambiando drasticamente il proprio punto di vista ufficiale, la Chiesa ha dichiarato eretici quanti vi credevano. Da parte nostra, il continuare a dubitarne la validità solo perché ce l’hanno messo in testa fin dall’infanzia mi fa venire a mente i bambini che quando chiudono gli occhi sono convinti che nessuno li veda, anche se ciò non è vero. Continuare a negarla è come negare che la terra è tonda e sostenere che sia piatta, anche se ciò è contrario alla realtà.

Cosa l’ha spinta a esporre su un libro le sue esperienze?

Cari amici mi hanno convinto che sarebbe stato egoistico tenere per me le tante esperienze vissute: potrebbero infatti essere di un piccolo aiuto anche a qualche lettore, soprattutto se teme la morte. Con l’avvicinamento allo sciamanesimo e ai passi successivi sono arrivato a comprendere il molto maggiore valore dei diamanti spirituali rispetto alle brutte copie di piccoli vetri più o meno colorati. Mi riferisco alla preghiera, che considero il migliore mezzo per coltivare la nostra unione con il Divino già presente in ognuno di noi, che uno se ne renda o meno conto. Ho imparato che una preghiera profonda, come anche la meditazione, ci possono consentire di uscire dal razionale per entrare nell’irrazionale e così avere esperienze in altre dimensioni.

Nel suo libro riporta una citazione del Petrarca che affermava: “non è possibile eguagliare con la parola ciò che a stento si intuisce con il pensiero” e San Paolo, rapito al terzo cielo, diceva che “lingua non può narrare quanto di straordinario aveva visto nelle amenità del Paradiso”.

Verissimo, certe esperienze non possono essere descritte a parole, mezzo del tutto inadeguato. Cito un esempio di eventi irrazionali in un’ottica sciamanica: un “miracolo” non è tale quando un miglioramento avviene dopo una certa preghiera o meditazione ma, al contrario, quando NON avviene.

In alcuni capitoli cita esegeti cattolici come San Paolo, San Bernardo di Chiaravalle, l’apostolo Matteo. La dottrina cristiana, crede che essa possa in qualche modo saturare la grande sete di spiritualità dell’uomo d’oggi?

Il mio rapporto con la dottrina cristiana è molto buono ma un po’ strettino.  Nella sua essenza, trovo sia la migliore, ma non condivido in pieno il modo in cui oggi viene praticata. La sua essenza ricorda il Buddismo ma ritengo sia superiore, in quanto il cristianesimo è basato non solo sull’amore raggiunto cercando di congiungerci con il Divino ma, in più, è anche basato sul perdono. Lei mi chiede se ritengo che la dottrina cristiana possa in qualche modo saturare la grande sete di spiritualità dell’uomo di oggi: guardandomi attorno, la mia risposta è negativa.  Ritengo che purtroppo un graduale distacco dalla spiritualità già abbia avuto inizio, sempre con l’imperatore Costantino, che ha condizionato la dottrina cristiana avviandola su un percorso più materiale, a scapito della spiritualità stessa, abbassandone il livello. Nel corso dei secoli ha perso la sua spinta iniziale. Ritengo che l’apice della decadenza sia stato raggiunto all’epoca dei papati medievali, poi con l’Inquisizione. Oggi la Chiesa ha iniziato a risollevarsi con papa Francesco i cui sforzi tendono a cercare di privilegiare la spiritualità, ma ancora oggi è forte l’ala conservatrice. Lo sviluppo dell’iconografia, che pur ci ha lasciato testimonianze artistiche e opere sorprendenti, a parer mio ha suggerito una falsa visione umanizzata di entità spirituali, influenzandone negativamente il livello con la loro raffigurazione sotto sembianze umane: la cappella Sistina ne è un classico esempio. In questo ha avuto ragione Maometto imponendo la iconoclastia islamica.

Il fondamento centrale del suo libro indica di allontanarsi, quando possibile, dal frastuono del mondo e immergersi nel silenzio per trovare il Divino, la sua essenza, l’UNO come ama chiamarlo lei riprendendo un termine già usato anche da altri. Non si considerano gli aspetti riguardanti l’amore carnale, terreno che è inficiato dalla materialità del mondo ma si tiene conto di qualcosa di più elevato, che potremmo definire “AMORE SOPRANNTURALE”. Lei è d’accordo con questo concetto?

Decisamente sì, aggiungendo che per comprenderlo appieno occorrerebbe entrare nell’irrazionale e provarlo, in quanto tale tipo d’Amore non è descrivibile a parole. Solo allora si percepiscono gli effetti del Suo potere riequilibrante su ogni tipo di squilibrio, fisico, energetico e spirituale ottenibile con il Suo appoggio. Così avviene anche con le guarigioni da mali, quasi tutti di origine psicosomatica. Similmente a quanto accade con l’acqua del mare: le onde si formano sotto l’azione del vento ma, una volta che questo cessa di soffiare, il mare torna calmo. L’armonia porta al benessere, la disarmonia porta al malessere, ma all’Armonia con la A maiuscola si arriva solo attraverso l’Amore incondizionato, con il suo potere bilanciante, pilastro sia nel micro che nel macrocosmo.

Nel suo libro mette in guardia i lettori avvertendoli che esiste una frangia pericolosa dello sciamanesimo. Ce ne può parlare brevemente?

Si tengono molti corsi di introduzione allo sciamanesimo – ad alcuni ho partecipato – spesso organizzati da insegnanti non all’altezza. Lo stesso accade con le sedute spiritiche: le entità richiamate dal loro “stato” ne soffrono, ma i partecipanti non se ne rendono conto. Credono di fare del bene e invece è l’esatto contrario; spesso al posto di chi vogliono richiamare appaiono entità birboncelle che ne prendono il posto prendendo in giro così i partecipanti.

La preghiera è una parte importante della nostra vita spirituale, lo è anche per uno sciamano?

Non scordando che lo sciamanesimo è la madre di tutte le religioni, è facile comprendere che in comune abbiano come punto di riferimento la ricerca di un contatto, senza o con intermediari, con l’Essere supremo, con l’Amore puro. Ovviamente mi riferisco alla preghiera fatta con il cuore, non mnemonicamente e con le sole labbra; come giustamente ha detto papa Francesco, recitata come i pappagalli. Rivolgersi con il tramite della natura, o direttamente al suo Creatore, non fa molta differenza. La purezza di intenti è esattamente la stessa, nei santi o nei grandi veri sciamani. In entrambi i casi tengono un comportamento consono alla più rigorosa eticità ed empatia: agiscono nel bene e per il bene.

Nella pratica sciamanica c’è tutta una serie di pratiche e di strumenti accessori necessari per i vari riti. Ce ne può parlare?

Le pratiche sciamaniche hanno avuto origine molte decine di millenni fa e da allora sostanzialmente non son mutate. Nella ricerca di un mezzo che agevolasse il contatto con realtà superiori già avevano compreso il vantaggio di iniziare ricorrendo ad uno stato alterato di coscienza ottenibile con un suono ritmato, di sonagli o tamburi o al canto, con un ritmo che ricorda la musica moderna  “da sballo”. Sono sempre preceduti da riti purificatori soprattutto con il fumo emanato da foglie di tabacco o altre piante ritenute sacre: altrimenti, lo sciamano non si riterrebbe degno di nemmeno iniziare ad avvicinarsi a realtà superiori.  Ricordo l’uso anche nei riti cristiani della purificazione con incenso, di tipica matrice sciamanica.

Ho notato che c’è sempre un sottofondo di ottimismo in ciò che scrive, segno di una persona che crede all’uomo e alla sua evoluzione. È anche ammirabile l’entusiasmo con il quale annuncia la dottrina sciamanica e i termini della sua ricerca che dura da molti anni. La maggior parte della gente non si cura granché delle cose spirituali e di ciò che sarà di noi dopo che saremo usciti dalla scena di questo mondo. C’è spazio per la nostra libera iniziativa?

La ringrazio ma semplicemente mi ritengo una persona, per la quale, almeno nel grande libro del cosiddetto destino, già fosse scritto quanto poi è accaduto. In merito alla ricerca sull’approfondimento della dottrina sciamanica, sinceramente l’ho un po’ abbandonata in favore di stadi spiritualmente più avanzati. Per quanto riguarda la libera iniziativa, la paragonerei ad un pesciolino libero di nuotare in ogni direzione di quel largo fiume rappresentato dal gran libro del destino. In altri termini, in ogni momento della nostra vita ritengo siamo liberi di affrontare delle scelte che ci possono anche portare fuori da quel grande libro.

Siamo quasi alla fine del nostro incontro. Lei afferma che alla base della dottrina sciamanica è richiesta la virtù dell’umiltà, la capacità di conseguire l’annichilimento del proprio Ego. Traguardo complesso da raggiungere nella nostra vita di tutti i giorni. Come iniziare questo percorso?

Convengo sia tutt’altro che facile. La propria predisposizione naturale è un vantaggio, ma non basta. Il distacco da questa dimensione richiede la pratica costante della meditazione o della preghiera, due termini per esprimere sostanzialmente lo stesso concetto. Nella prima parte della mia vita ho tenuto un ruolo di primo piano in un importante gruppo industriale attivo e con società quotate in borsa anche all’estero, ciò ha implicato notevoli assunzioni di responsabilità e il nutrimento di un Ego ingombrante. Ciononostante, ne sono uscito, certamente molto aiutato dal mio kharma.

L’autore Ilario Montesi

E per chiudere mi riferisco ad una asserzione riportata nel suo libro: “tutti i santi sono stati pure grandi sciamani”, è forse un altro punto in comune con la religione cattolica?

Entrambi perseguono un contatto DIRETTO con l’Uno, il Creatore di tutte le realtà, in questa ed in altre dimensioni. Hanno lo stesso modo di vivere, hanno raggiunto lo stesso distacco. I percorsi di avvicinamento possono essere diversi, ma per quanto ne so, solo a proposito di astinenze: rigorose per i primi ma quasi assenti per i secondi.

Grazie davvero, la salutiamo con un grande in bocca al lupo per il suo libro… o forse potremmo farlo alla maniera sciamanica…

Che io sappia, non esiste una maniera sciamanica ma conosco solo quella nostrana. Cioè, “crepa” e grazie a lei.

Intervista a Ilario Montesi: incontro con l’autore: “Sentieri di luce – ascesa verso l’amore puro” di Beppe Amico (giornalista, scrittore e saggista).

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